Sweet Death, Padiglione Guatemala alla Biennale di Venezia 2015
di Arianna Fantuzzi
Adriana Montalto ha affrontato, durante la sua lunga carriera artistica, molte tematiche, affidandosi a diversi mezzi espressivi e sperimentando nuove ed antiche tecniche. L’artista partecipa alla 56ª edizione della Biennale d’arte di Venezia con un’installazione realizzata appositamente per il Padiglione del Guatemala e, dunque legata concettualmente alla tematica dello stesso. Attraverso quest’opera, Montalto si distacca dalla produzione artistica antecedente – caratterizzata, per la maggior parte, da sculture in bronzo e dipinti – e dimostra di possedere un’ispirazione in grado di condurla incessantemente a nuovi esiti e risultati.
L’installazione che l’artista presenta in questa prestigiosa occasione ha come titolo “Le farfalle di Belén” (2015), ed è composta da 200 farfalle realizzate in alluminio. Il titolo dell’opera è un chiaro richiamo ad uno degli eventi di maggior clamore nella storia del Festival di Sanremo, ossia la sfilata di Belén Rodriguez, che mostrò in diretta il suo tatuaggio inguinale a forma di farfalla. Se la modella e conduttrice argentina si difese definendosi come “la donna delle provocazioni”, il titolo dell’installazione appare altrettanto provocatorio, dal momento che collega all’ambito del gossip un’opera dai significati in realtà molto stratificati.
Le 200 componenti dell’installazione sono divise in grandi, medie e piccole, con dimensioni che variano dai 10 ai 15 cm. Le farfalle, oltre ad avere misure diverse, sono dipinte in modo che, in base al criterio cromatico, si possono distinguere in tre soggetti dissimili. L’installazione prevede che questa moltitudine di lepidotteri metallici siano applicati sulle pareti creando, tramite il loro affastellamento programmato, uno sfondo caratterizzato dalla motilità e dalla vibrazione cromatica. Infatti, attraverso i giochi di colore e le loro corrispondenze e tramite le sovrapposizioni materiche del metallo, si viene a creare un supporto verticale lungo il quale la luce scivola e si insinua alternativamente, esplorando i pieni e i vuoti della composizione. Sebbene tra una farfalla e l’altra si possano intravedere degli spazi di risulta, l’installazione è contraddistinta da un horror vacui che impregna e definisce ogni elemento della composizione. La stratificazione di elementi ricorda gli esperimenti di Damien Hirst con le farfalle, come ad esempio, la gigantesca opera composta da farfalle vive, esposta durante una mostra/scandalo alla Tate Modern di Londra (2012). Precedentemente, aveva già fatto clamore la tela “I Am Become Death, Shatterer of Worlds” (2006), realizzata sempre con le ali di questi animali. Nell’opera di Adriana Montalto è assente questa componente sperimentale ma, tuttavia, gli effetti pittorici e plastici della sua installazione risultano simili a quelli delle opere di Hirst.